346 63 24 211 info@ivanoancora.it

Il fatto che per completare lo sviluppo cerebrale nella nostra specie ci vogliano più di 20 anni ha le sue conseguenze.

Se nasciamo cablati per connetterci, le “istruzioni” definiscono l’obiettivo, non il come possiamo raggiungerlo.

Il fondamentale presupposto della Teoria dell’Attaccamento afferma che:

For infants and toddlers, the ‘set-goal’ of the attachment behavioral system is to maintain or achieve proximity to attachment figures, usually the parents”.

Per i neonati e per i bambini, l’obiettivo del sistema comportamentale dell’attaccamento è quello di mantenere o raggiungere la prossimità con le figure d’attaccamento, di solito i genitori (wikipedia.en 2015: “Atthachment Theory”*).

In condizioni di prossimità fisica il sistema dell’attaccamento non è attivo ed il bambino può dirigere la propria attenzione verso l’ambiente circostante.

La Teoria dell’Attaccamento analizza solo una specifica condizione delle relazioni umane: come gli esseri umani rispondono, all’interno delle relazioni, quando sono feriti, quando sono separati da coloro che amano o quando percepiscono un pericolo.

Più che di teoria, potremmo parlare di scoperta in quanto gli assunti fondamentali che andremo fra poco a descrivere, sono stati comprovati nei più disparati contesti socio-culturali. Ciò significa che ci troviamo di fronte a qualcosa di universale, quindi, di biologico.

Il termine Teoria dell’Attaccamento lo si deve a John Bowlby, il capostipite degli studiosi di questo specifico circuito bio-psico-comportamentale.

John Bowlby

Nel suo lavoro Una Base Sicura* (1996) John Bowlby affermò che al tempo della pubblicazione di Maternal Care and Mental Health, “i dati non incontravano il supporto di alcuna teoria allora vigente e nel breve tempo del mio incarico presso la World Health Organization non c’era alcuna possibilità di svilupparne una”.

Visto che le tradizionali teorie non erano soddisfacenti, Bowlby cercò nuove ispirazioni da campi come la biologia evoluzionista, l’etologia, la psicologia evolutiva, la scienza cognitiva e l’informatica e si basò su di loro per formulare l’ipotesi innovativa che i meccanismi sottostanti alla formazione di un legame infantile fossero il risultato della pressione evoluzionistica.

Dagli anni 50 Bowlby era in contatto con i principali etologi europei come Niko Tinbergen, Konrad Lorenz, e Robert Hinde. Da allora Bowlby cerca di conciliare la visione psicoanalitica con l’approccio metodologico della etologia che prevede che ogni supposizione teoretica sia supportata da dati empirici concreti.

Partendo da questi nuovi presupposti Bowlby sviluppò le nuove ipotesi che sono alla base della spiegazione di quello che oggi viene chiamato comportamento umano d’attaccamento. Sulla base di evidenze etologiche Bolby ripudiò le precedenti teorie provenienti dalla psicoanalisi o dalla teoria dell’apprendimento. Egli introdusse anche i concetti di comportamento umano ambientalmente stabile o labile, permettendo la rivoluzionaria compresenza di una idea che vede lo sviluppo dell’attaccamento come un mandato biologico specie-specifico ed il concetto delle differenze individuali come il risultato delle labili strategie di adattamento verso una specifica nicchia di allevamento (childrearing niche). Inoltre il pensiero di Bowlby sulla natura e funzione della relazione genitore-bambino, finì con l’influenzare ulteriori ricerche in campo etologico condotte da Tinbergen, Hinde e Harlow. Come scrisse l’etologo Stephen Suomi: “Sebbene Bowlby provenisse ad una formazione psicoanalitica, egli era essenzialmente un vero etologo”.*

Per concludere questo capitolo introduttivo riconsideriamo gli assunti di base della Teoria dell’Attaccamento:

  1. La Teoria dell’Attaccamento studia la relazione fra il bambino e la sua Figura d’Attaccamento (FdA).

  2. La suddetta relazione produce, nel bambino, prevedibili modalità comportamentali che definiamo Stili di Attaccamento.

  3. Un determinato Stile di Attaccamento trova un suo corrispettivo nella FdA che chiameremo Stile di Accudimento.

  4. Lo Stile di Attaccamento si acquisisce nei primi mesi di vita per via implicita, ovvero, inconscia, non mediata dalle categorie cognitive.

  5. Lo Stile di Attaccamento persiste nel tempo e determina, in particolari circostanze, il nostro comportamento.

Possiamo affermare che, oggetto della Teoria dell’Attaccamento è la relazione fra il bambino e chi si occupa principalmente di lui. Quest’ultimo componente della diade viene chiamato Figura d’Attaccamento.

Di solito questa Figura viene fatta coincidere con la madre per mera considerazione statistica.

Nel prossimo articolo prenderemo in considerazione la classificazione degli Stili di Attaccamento.

Bibliografia

  1. Wikipedia.en. (2015) voce: “Attachment Theory”

  2. John Bowlby: “Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento”; Raffaello Cortina Editore; 1996.

  3. Suomi, S. J. (1995). Influence of attachment theory on ethological studies of biobehavioral development in nonhuman primates. In S. Goldberg, R. Muir, and J. Kerr (eds), Attachment Theory: Social, Developmental, and Clinical Perspectives (pp. 185–201). Hillsdale, NJ: The Analytic Press.

  4. Cassidy J, Shaver PR. “Handbook of Attachment: Theory, Research and Clinical Applications.” New York: Guilford Press; 1999. [trad. it. “Manuale dell’attaccamento. Teoria, ricerca e applicazioni cliniche.” Seconda Edizione. Giovanni Fioriti Editore; 2016.